Nell’ultima settimana di agosto siamo andati in Palestina, per la seconda missione di “Jericho Vale!”, progetto di cooperazione internazionale finalizzato alla valorizzazione della filiera del dattero.
Questa iniziativa vede come capofila il Comune di Bergamo assieme ad altri partner di spicco: AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo), Fondazione Giovanni Paolo II, Camera di Commercio di Bergamo, Confcooperative Bergamo, Csa Coesi, Bio-distretto dell’agricoltura sociale di Bergamo, Comune di Scanzorosciate, associazione “Amici bresciani della Fondazione Giovanni Paolo II” e Anci Lombardia.
Per raggiungere l’obiettivo generale del progetto, ossia sostenere la riorganizzazione produttiva, manageriale e commerciale della cooperativa di produttori della zona di Jericho che coltiva e commercializza i famosi datteri palestinesi, fondamentali sono le tre visite presso gli stessi.
I viaggi che la delegazione italiana ha compiuto (e terminerà il prossimo anno) sono l’occasione di scambio e confronto, nonché momenti fondamentali per trasferire il know how che ai produttori di Jericho può essere molto utile.
In questo secondo viaggio, in cui BioSociale e Bio-Distretto dell’Agricoltura Sociale di Bergamo sono stati protagonisti, è emersa l’importanza cruciale della filiera. La missione si è infatti concentrata sulla necessità di approfondire le tematiche legate alla filiera del dattero, mettendo in evidenza i processi aziendali, la collaborazione tra le imprese locali, la documentazione richiesta per le operazioni e le fasi coinvolte nella commercializzazione del prodotto.
L’importanza di acquisire una conoscenza dettagliata di tutti questi processi è infatti fondamentale, poiché è ciò che sta alla base della creazione di un sistema di tracciamento basato su blockchain, sfruttando una tecnologia come Iterno.
La digitalizzazione di queste informazioni è di vitale importanza, in quanto consente di renderle accessibili al mercato sia B2B che B2C in modo trasparente e immutabile. Ciò si traduce concretamente nella possibilità per ogni produttore di identificare in modo chiaro e permanente i propri prodotti lungo tutta la filiera.
Come raggiungeremo l’obiettivo
Per questa seconda fase di approfondimento conoscitivo abbiamo incontrato chi chi tocca con mano la produzione di datteri e la gestione della logistica al fine di capire al meglio come funziona la supply chain locale.
Il primo importante incontro è stato con la cooperativa PFCA (Palm Farmers Cooperative Association in Jericho and Jordan Valley), che da anni è al servizio dei piccoli produttori locali, fornendo loro servizi, aiutandoli a far fronte comune sul mercato e a vendere i loro prodotti ad un prezzo giusto ed equo.
E’ in questa occasione che i nostri rappresentanti in Terra Santa hanno avuto la possibilità di entrare maggiormente in contatto con la cooperativa che, anche grazie al supporto della Fondazione “Giovanni Paolo II”, lavora per migliorare la qualità della vita e la sostenibilità economica dei piccoli produttori di datteri palestinesi. Essa offre ai suoi associati diverse tipologie di servizi: dall’utilizzo di locali condivisi ( come magazzino, parco macchine, ecc..) a strumenti e materiali (cassette, macchinari, macchine, ecc), dall’organizzazione di fiere internazionali al sostegno nella partecipazione ai bandi.
Stiamo lavorando perchè anche BioSociale possa essere partner attivo e costante nell’aiutare questa realtà virtuosa, fornendo un ulteriore servizio alle aziende socie tramite il suo servizio di tracciatura in blockchain condiviso e gestito con il supporto di PFCA.
La seconda tappa che ci ha maggiormente coinvolto è stata la visita presso l’azienda Al Rif Company, società privata che gestisce la sua produzione di datteri in maniera simile ad una cooperativa. Si tratta infatti di una realtà che al suo interno riunisce una decina di piccoli produttori che forniscono i loro frutti ad un nucleo produttivo centrale più grande, dove avvengono le fasi di lavaggio, trattamento ed inscatolamento dei datteri che verranno poi venduti ed esportati su mercati esteri.
Tra i diversi tipi di supply chain che abbiamo avuto la possibilità di vedere c’è anche un caso dove nel codice a barre dei singoli lotti venduti viene indicato lo specifico produttore che ha fornito quel lotto, mostrando un esempio virtuoso di un primo passo verso un tracciamento trasparente.
Questa esperienza ci ha permesso di conoscere meglio le fasi della supply chain locale, individuando i punti fondamentali da mappare, gli snodi delle merci e fornendoci un caso studio ideale per sviluppare ed implementare un tracciamento in blockchain, creato su misura per i produttori della Palestina.
La terza ed ultima tappa è stata quella all’università di Bir Zeit dove il nostro rappresentante Antonio Rinaldi ha tenuto una presentazione sulla blockchain e sulla nostra start-up davanti a molti studenti del programma Supply Chain Management del dipartimento di Economia e Commercio. L’incontro è stato l’occasione per evidenziare diversi spunti di riflessione ed argomenti interessanti che ci hanno aiutato a capire, ancora meglio, a cosa sono maggiormente interessati i responsabili della supply chain del domani.
Attraverso le attività legate a questo progetto internazionale si evidenzia sempre più come l’implementazione di un sistema di tracciatura tramite la blockchain per i datteri di Jericho possa rivestire un’importanza fondamentale per valorizzare sia il prodotto stesso che il territorio di origine. Questa tecnologia offre infatti la possibilità di creare un percorso di trasparenza e autenticità, consentendo ai consumatori di seguire il viaggio del dattero dalla sua coltivazione nel suggestivo territorio di Jericho fino alla loro tavola. Questo non solo accresce la fiducia dei consumatori nella qualità del prodotto, ma promuove anche la valorizzazione del territorio di origine, posizionandolo come un luogo di produzione di eccellenza. La blockchain è in grado di creare un vantaggio competitivo di cui beneficiano sia i produttori locali che l’intera comunità territoriale.
Come BioSociale siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti e dei passi avanti che questa missione ci permetterà di fare verso lo sviluppo di un progetto di tracciamento in blockchain dei datteri di Jericho.
Questo viaggio ci ha mostrato un rinnovato interesse dei produttori palestinesi nei confronti di questa tecnologia, rivelando gli indizi di un cambiamento in corso, che li aiuterà a far conoscere al mondo il valore dei loro prodotti e del lavoro che ci sta dietro.